Sapevamo che l’ignoranza geografica è un problema non solo italiano, ma non che riguardasse anche la classe politica che ha in mano le sorti del mondo.

Sta girando per il web il video in cui Angela Merkel, cancelliera tedesca e castigamatti economica dei governi di mezza Europa, tenta invano di individuare la capitale della Germania su un planisfero. L’incauta cancelliera stava partecipando a una lezione aperta di geografia alla International European school di Berlino. Un po’ come se a Monti, in un liceo romano, avessero chiesto di localizzare Roma. Ma niente da fare: la Mekel (guardate il video) indica incerta un punto che si trova molto più a est, addirittura in Russia. L’insegnante lo fa notare, e la cancelliera: “Cosa?, La Russia? Così vicino?”.

Ve lo immaginate Monti che indica la capitale d’Italia in Croazia? Più o meno è lo stesso. E la Merkel è una delle persone che ha in mano i destini dell’intero pianeta. Dove sarà per lei la Grecia, quando ne decide il destino? E l’Italia?

Chi insegna la geografia sa che la localizzazione non è solo un fatto geometrico, e che la nostra mappa mentale del mondo esprime una forma del pensiero, un ordine di cose, di valori, di visioni. Sa che una mappa mentale povera o destrutturata segnala la mancanza di un pensiero organico, di una capacità adulta di comprendere il senso delle distanze, delle relazioni e, in ultimo, dei destini umani su questo comune pianeta.

La capacità di pensare mentalmente lo spazio, quindi la propria posizione e il proprio movimento nello spazio, è fondamentale per potervi agire e per potervi abitare: è una competenza per la cittadinanza, ed è anche un fondamento della libertà dell’uomo. Lo rileva benissimo il filosofo (tedesco) Martin Heidegger che parla del “fare spazio dello spazio” come sviluppo del rapporto fra uomo e spazio, fra la rappresentazione dello spazio e la sua relazione con l’individuo. Su cui commenta, profeticamente: “Il disporre dello spazio, l’essere nel mondo, anche oggi non viene colto quasi per nulla”.

Se è importante per ogni cittadino, non possiamo pensare che per i decisori politici questa competenza geografica non sia importante, e che non lo sia per i destini del mondo. La globalizzazione, più che mai, per come ha intrecciato i legami fra le diversa regioni del pianeta, necessita di persone capaci di pensare spazialmente e di operare confronti a scala diverse. Senza questa capacità, che dovrebbe essere alla base di un progetto equilibrato di comunità planetaria, tutto si riduce a una massa informe nella quale le diversità, le disuguaglianze, le identità e le differenze non saranno mai riconoscibili e comprensibili.

Ed è la geografia che educa questa capacità di pensare il mondo e di agirvi comprendendo il senso delle distanze, dei luoghi e delle infinite diversità che distinguono i territori abitati dalla specie umana sul pianeta.
E’ la geografia che ci insegna il valore delle differenze e delle distanze, che testardamente continua a raccontarci le diversità culturali, economiche, ambientali e sociali di ogni di luogo, i modi con cui l’uomo continua a diversificare territori, paesaggi, società.
E poi le relazioni e le connessioni fra tutti questi luoghi, che senza le interdipendenze e i flussi non potrebbero essere ciò che sono.
Perché anche i luoghi più straordinari del mondo non sarebbero tali se non fossero connessi con molti altri luoghi e persone che sostengono la loro esistenza e il loro sviluppo. Compresi Berlino e la Germania.

http://www.rainews24.rai.it/it/video.php?id=28174

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