La geografia, diciamo, ripetiamo, insegna a comprendere e ad affrontare il mondo contemporaneo, igrandi problemi locali e globali, le questioni più rilevanti per la vita dell’umanità su questo pianeta.Allora il tema della crisi è necessariamente un argomento della geografia contemporanea. Temaeconomico, sociale, ambientale. Tema che ci costringe a riflettere sul nostro stare al mondo maanche a conoscere come stanno al mondo gli altri esseri umani, vicini e lontani.Ha cominciato a parlarne, in modo molto stimolante, il Convegno Nazionale AIIG di Macerata, inun’affollata relazione del ricercatore Ugo Rossi, coinvolto dal gruppo AIIG Giovani.
La cronaca di oggi ci offre uno spunto importante. A Roma, a causa di un incendio, due senzatetto sono morti bruciati nel loro rifugio sotterraneo, vicino a Via Veneto. La notizia non sono idue morti. Sono i senza tetto. A Roma, secondo dati del Ministero del lavoro, le persone senzafissa dimora sono ottomila. In Italia, dati Istat (ma del 2011), sono più di 50 mila. In crescita. E increscita è la componente di italiani. Già, la crisi. Prima, eravamo abituati a pensare ai senza tettocome a degli immigrati irregolari, magari appena arrivati, o a dei clochard, persone ai margini perscelta o disavventura. Oggi la disavventura è un’esperienza comune, ci informano le cronache dichi si dedica ad aiutare queste persone, di padri separati, di senza lavoro, di intere famiglie che nonriescono più a pagare un affitto. La crisi.
La geografia insegna ad osservare, a interpretare la presenza e l’azione umana nel paesaggio.Ed eccolo, il paesaggio della crisi, accanto alle nostre case, o appena sotto, lungo le strade checonducono alle scuole, intorno alle scuole, sulle panchine dei parchi, accanto alle stazioni e aimonumenti. Un paesaggio sempre più visibile, eppure ancora traccia di un paesaggio invisibilesempre più diffuso di marginalità, esclusione, perdita di dignità e di diritti.
La crisi che si abbatte sull’abitare non è solo la stagnazione dell’edilizia, il crollo dei prezzi delleabitazioni e del numero delle compravendite, le case sfitte e gli sfratti in aumento di chi non riescepiù a pagare. Le nuove forme dell’abitare, spesso indagare per rilevare i cambiamenti sociali,raccontano oggi di un numero in veloce aumento di persone che vivono (si può dire abitano?) nelleautomobili, su camper abbandonati, in baracche nascoste fra periferie abbandonate.
A proposito di geografia, la crisi non ha colpito solo l’Italia e lo stesso vale per quanti inconseguenza della crisi non hanno più una dimora. I numeri sono alti per la Grecia come per ilRegno Unito, per la Germania come per gli Stati Uniti. Una buona geografia scolastica lo faràrilevare. Insegnando la crisi, preparandoci a comprendere come è nata e cosa sta causando, ariconoscerla nelle persone e nelle vicende che possono capitare alle famiglie o essere capitatea persone che vivono intorno a noi, nelle nostre città. A riconoscere le relazioni tra la vita dellepersone e ciò che accade nel mondo, anche in luoghi contanti. Comprese le conseguenze di una crisiche cambia i nostri spazi di vita e, con maggiore o minore intensità, la nostra vita stessa e quella delterritorio in cui abitiamo.

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