Ospito volentieri nel blog e faccio mie le considerazioni del Prof. Luigi Geddo, presidente di commisione all’esame di stato, sulla strana proposta di temi a forte contenuto geografico di fronte alla mancanza della geografia nei trienni delle scuole superiori che portano alla maturità.
Non si può parlare del mondo d’oggi senza aver studiato la geografia, con l’adeguato approfondimento concettuale, strumentale e lessicale che sa fornire.

La parola al docente, la cui lettera riporto integralemente.

CONSIDERAZIONI SULL’ESAME DI STATO

Sono docente di Geografia da ormai 18 anni presso l’IIS “Eugenio Bona” di Biella, dopo 15 anni di insegnamento ai ragazzi del triennio da un paio di anni mi ritrovo, grazie alla riforma Gelmini, a insegnare a ragazzi del biennio.

In sé non sarebbe un gran problema solo che, come tutti sanno, la parte di geografia economica che normalmente veniva spiegata su 3 anni ora deve essere spiegata in 2 anni ad un target di ragazzi ben diverso.

Quindi, con la nuova riforma, la geografia che è comunque, a mio modesto parere, una delle materie più trasversali che si siano, viene di fatto esautorato dai piani di studio di tutte le scuole di’Italia; questo almeno per la parte economica, mentre rimane come geografia turistica nel triennio dei periti per il turismo.

Alla luce di questa doverosa premessa vorrei fare qualche considerazione sell’Esame di Sato appena concluso. Ho avuto il piacere di essere presidente di commissione presso un Istituto Alberghiero e devo dire che mi ha fatto piacere vedere una traccia d’esame così “geografica” come quella sui BRICS. Ovviamente il piacere è durato solo il tempo di leggere la traccia perché nessuno dei 40 candidati ha svolto questo tema.
Lo stesso caso si è presentato presso il Liceo Classico di Vercelli, dove mia figlia ha sostenuto l’esame e dove la tracci sui BRICS non è stata scelta e presso l’ITC Caimi di Varallo dove era commissaria mia moglie.

Proverei a mettere due punti fermi: nel quinto anno i BRICS o sono spiegati dall’insegnante di Geografia, ma solo negli istituti tecnici economici a indirizzo turistico, o non sonno minimamente accennati perché l’unico docente che potrebbe farlo è quello si storia ma deve già svolgere un programma così vasto che certo non arriva a trattare una parte così recente; per quanto riguarda altri materie non ve ne sono dove questo argomento possa essere trattato e soprattutto sviluppato nella sua complessità e nelle interazioni che scatena a scale diverse, da quelle locali a quella globale. Mi chiedo, e forse molti colleghi geografi se lo saranno chiesto, perché assegnare una traccia di questo tipo quando pochissimi sono stati in grado di svolgerla, sarebbe interessante che il ministero fornisse le percentuali di scelta delle tracce per avere un quadro completo, ma credo che le percentuali non si discosterebbero molto da quelle che riportato come esempio.

Certo sarà un caso isolato o probabilmente al ministero non sanno quando e come vengono trattati ceri argomenti, però una traccia come quella sui BRICS, argomento di geografia di Classe quinta del corso IGEA è stato di fatto non considerato per mancanza di conoscenza. Torno quindi a soffermarmi su quanto sia utile la geografia in tutte le classi degli istituti superiori e specialmente nel triennio. Si parla tanto di globalizzazione, sfide della globalizzazione, di effetti e decisioni da prendere a scala locale o nazionale in conseguenza dei processi di globalizzazione. ma se non vengono neanche più spiegati certi argomenti come possiamo aspettarci che i ragazzi di oggi possano capire tutto ciò? E che conseguenze ha questa mancanza di conoscenza sulle loro scelte di vita, sull’espressione della loro cittadinanza che è anche la dotazione di competenze per orientarsi e sviluppare progettualità nella complessità del mondo contemporaneo?

Quando faccio orientamento scolastico i ragazzi  della secondaria di primo grado mi dicono che odiano le geografia perché la devono studiare a memoria (confini, montagne, fiumi , ecc…) io rispondo loro che le geografia non è la materia per “Chi vuol  essere milionario” ma è la materia che apre loro orizzonti e possibilità di capire altre culture e altri popoli, che è la materia più moderna che ci sia. Ma forse coloro che decidono cosa è importante per l’educazione guardano molto “Ci vuol essere milionario”, e non ambiscono a una scuola che insegni a pensare e a interrogare i fatti e ad affrontare le sfide sociali, economiche e ambientali del mondo contemporaneo.

Grazi per l’attenzione e felice di cogliere altri pareri
Prof. Luigi Geddo

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