Guardate questo video che circola oggi su vari siti. Viene presentato come “La storia dei sentimenti del mondo”. Ma questa “storia” è una concatenazione di relazioni fra luoghi, e per venire raccontata (visualizzata) ha bisogno di una carta dinamica, che mostra l’evoluzione dello spazio nel tempo. Quindi è, quanto meno, una geo-storia. Di questa geo-storia, cercherò di dare un esempio di interpretazione geografica.

Cosa vedete? In trenta secondi si sviluppano due secoli di vicende umane. Vengono stese linee sottili che connettono due luoghi coinvolti in uno stesso evento. Una linea verde se l’evento è pacifico, rossa se è violento. Secondo gli autori, che usano come fonte i dati di Wikipedia, emergono così quasi tutti i legami spaziali che hanno fatto la storia dal 1800 a oggi.

Da geografo, io ci vedo, come prima impressione, tre cose:

1) I luoghi centrali degli ultimi due secoli coincidono con le regioni che sono state centrali a livello economico e culturale: la costa atlantica degli Stati Uniti e l’Europa centrale con il Regno Unito. Poi, nell’ultimo secolo, sempre di più il Giappone, l’India, il Sud-est asiatico. L’Africa, l’America centrale e meridionale, l’Asia centrale e settentrionale sono fuori dalla storia (o dalla Storia con al maiuscola) e continuano ad esserlo. Vediamo quindi una geografia di poche località centrali e di una estesa periferia marginale, apparentemente senza legami, senza storia, senza le relazioni che pure sappiamo bene esistere o essere esistite, spesso di dipendenza, sfruttamento, marginalità. Questa rimozione è un tema davvero interessante da indagare (e sottolineerei l’aspetto positivo della geografia regionale scolastica, che è l’unica ad interessarsi a queste aree dando (quasi) pari dignità rispetto alle altre.

2) Si nota una progressiva espansione dei legami tra luoghi, e questa potrebbe da sola essere la miglior lezione possibile, basata sulle fonti, per spiegare la globalizzazione. Ma non bisogna farsi trarre in inganno dalle linee che si moltiplicano sorvolando gli oceani e i continenti. Fermate il video al 2000, e guardate bene: l’Africa è attraversata da relazioni, ma poche vi partono o vi arrivano. I centri del mondo apparentemente globalizzato sono ancora quelli di un secolo fa, della Triade, Usa, Europa, Giappone, con varie appendici nell’Asia meridionale, lungo le coste dell’Australia e della Nuova Zelanda, e qualche striscia africana e sudamericana (spesso in prossimità di coste e catene montuose, ci sarebbe molto da dire). La “storia” narrata da questa video-carta sembra riprodurre una centralità di dominio culturale ben nota, nella quale anche la conservazione della memoria è appannaggio delle lingue e delle società economicamente e politicamente dominanti. La stessa inquadratura cartografica, con l’Europa al centro del mondo, riproduce il più tradizionale degli stereotipi cartografici e dei punti di vista ideologici. Ma soprattutto dobbiamo considerare il ruolo della fonte utilizzata, che è l’enciclopedia oggi di gran lunga più consultata al mondo, e quindi col peso culturale più rilevante a scala mondiale.

3) Il colore predominante è il verde. La narrazione storica spesso si sofferma, o si è soffermata in passato, sui conflitti, sulle guerre. Ma questa carta dinamica ci fa vedere che la gran parte delle relazioni degli ultimi due secoli sono pacifiche, sono relazioni commerciali, culturali, sociali. Ci suggerisce quindi, mi pare, di dare un diverso penso e una diversa attenzione alle relazioni pacifiche per spiegare e capire l’evoluzione dei luoghi e delle vicende umane sul pianeta. Anche in questo aspetto mi pare che la geografia scolastica abbia qualche valore apprezzabile, soprattutto quando si dedica con attenzione ai problemi e alle questioni analizzate alle diverse scale da quella globale a quella regionale – locale, dove riesce bene a sottolineare l’importanza delle relazioni economiche, delle diversità sociali e culturali, delle ripercussioni tra le differenze di sviluppo economico e le questioni ambientali, sociali e geopolitiche.

Si potrebbero aggiungere molte altre considerazioni, ma qui vorrei solo aver presentato qualche idea geografica, mostrando come la geografia si presti a un’interpretazione critica di fonti e documenti che sempre più appaiono sul web senza analisi e senza adeguate indicazioni didattiche.

Sarebbe bello se tra i post intervenisse uno storico o un docente di storia, per aggiungere il suo punto di vista e aprire una più ampia riflessione comune.

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