Questo post è dedicato a tutti gli insegnanti che hanno vissuto e che devono convivere con il terremoto-

E’ da ormai più di due settimane che la terra trema sotto i nostri piedi. Gli emiliani (ma anche i vicini mantovani) stanno sperimentando la differenza tra il terrore derivato dalla scossa di terremoto e la paura costante data dalla consapevolezza che probabilmente non sarà l’ultima. Quest’ultima di certo è quella che destabilizza maggiormente chi in queste zone abita, studia o lavora.

Un fenomeno sismico così prolungato (sono eterne le scosse di 20 secondi come d’altra parte lo sono i 20 giorni di scosse quasi continui) ci costringe a continuare a parlare del terremoto. Gli antichi pensavano che questo tipo di eventi fossero la risposta degli Dei o di Dio alle loro azioni. Tralasciando il fatto che di motivi per scatenare l’ira di Dio in Italia ce ne sarebbe molti, non è di certo questo il modo di analizzare quel che sta accadendo. L’unica cosa sulla quale possiamo riflettere è la “vivacità” di questa nostra Terra, viva e in continua attività che continua il suo processo di evoluzione nonostante l’uomo.

Se la natura infatti è costretta a soccombere al volere dell’uomo su scala locale (quanti boschi e giardini abbiamo già visto edificare anche dietro casa nostra?) è a livello globale che si esprime ancora incontrastata (tsunami, terremoti e tempeste docet). Un vero peccato se ci si pensa perchè dopotutto apprezzare la natura e il suo estremo valore educativo è difficile a cospetto di situazioni così drammatiche, mentre è molto più semplice su scala locale, quotidiana, nella fioritura primaverile del giardino della scuola, nel calore di una mano amica o nella freschezza dell’acqua di una sorgente.
E’ qui dunque che dobbiamo agire. E’ nelle nostre città e nelle nostre esperienze che dobbiamo lasciare che la natura si manifesti in tutta la sua bellezza. Tutti noi, bambini e adulti, abbiamo molto da imparare dalla natura e dalla capacità di prendersene cura.

Il terremoto non si può comandare come non si può comandare la natura. Tutto quello che possiamo fare è cercare di imparare dall’esperienza, di fare memoria e di agire consapevolmente su tutte le scale d’azione alla quale abbiamo accesso.

Di fronte alla potenza della natura tutti noi non possiamo che sentirci che piccoli piccoli. Avere l’opportunità di esperire questa sensazione è un privilegio che non deve andare sciupato ma va sottolineato, meditato e discusso perchè è solo realizzando di essere piccoli che potremo cominciare a crescere per diventare grandi.

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