LA SCOMPARSA DI DOMENICO RUOCCO, Socio d’onore dal 1993, membro del Consiglio Centrale dal 1976 al 1988, presidente della Sezione Campania dal 1967 al 1973
Il primo dicembre del 2011 è venuto a mancare all’affetto dei suoi cari il professor Domenico Ruocco e con lui è scomparso uno degli ultimi rappresentanti dei docenti di geografia che in Italia hanno segnato l’evoluzione della ricerca e della didattica geografica dell’ultimo mezzo secolo. Dopo un periodo di insegnamento negli Istituti Tecnici Commerciali,
il professor Do- menico Ruocco nel 1958 conseguì la Libera Docenza in Geografia Economica e nel 1964 vinse il concorso a cattedra bandito dalla Facoltà di Economia e Commercio di Catania. Da incaricato e da titolare egli ha insegnato nelle Università di Napoli, Ca- tania, Salerno, Roma e Genova, dove ha concluso la sua carriera accademica, ed ha anche ricoperto prestigiosi incarichi istituzionali in qualità di rappresentante delle di- scipline geografiche in seno al Consiglio Nazionale delle Ricerche e dell’Unione Geografica Internazionale, oltre ad essere stato per lungo tempo consigliere della Società Geografica Italiana, dell’AGEI e dell’AIIG. Riassumere in poco spazio la multiforme attività del professor Domenico Ruocco, in campo sia scientifico che organizzativo, non è semplice. Tra volumi e articoli egli ha pubblicato oltre 150 lavori su argomenti di vario interesse (CITARELLA F., a cura di, Studi Geografici
in onore di Domenico Ruocco, Napoli, Loffredo, 1994, pp. XXIII-XL), ha organizzato convegni e congressi nazionali, ha promosso e diretto vari gruppi di ricerca.
Ancorato ad una solida preparazione di geografia fisica, ma con lo sguardo sempre rivolto all’uomo come agente modificatore del paesaggio e dell’assetto territoriale, egli si è sempre mostrato aperto alle nuove sperimentazioni metodologiche, talvolta confutandole e talaltra implementandole del suo senso pratico e del suo entusiasmo.
Nelle Università in cui ha insegnato ha lasciato segni visibili con la formazione di numerosi allievi, molti dei quali giunti alla cattedra uni- versitaria, e con ricerche relative ad aspetti e problemi di interesse locale e regionale.
In questa sede mi preme sottolineare soprattutto le qualità morali del professor Domenico Ruocco: qualità che ritengo strettamente connesse alle sue doti di docente e che raramente sono riscontrabili nel mondo accademico. Carattere piuttosto schivo e riflessivo, egli è stato un maestro discreto ed autorevole, che ha stabilito rapporti di tipo paterno con i suoi allievi e con i suoi collaboratori, rapporti di affettuosa amicizia scevri di iattanza cattedratica. Soleva dispensare consigli, intervenire con decisione e sagacia negli scritti che i collaborati gli sottoponevano; ma, sempre attento all’ascolto delle idee diverse dalle sue, anch’egli sottoponeva i propri scritti a colleghi e allievi e ne discuteva, spesso con vivace veemenza, pronto ad accettarne le osservazioni ritenute ragionevoli. Con l’insegnamento nelle scuole medie superiori, inoltre, egli aveva acquisito un habitus mentale che istintivamente lo portava a coniugare ricerca e insegnamento: ricerca soprattutto diretta, svolta sul terreno e realizzata in gruppo con gli allievi. Erano quelle le occasioni più pro- pizie e più proficue in cui egli, acuto osservatore, rifletteva e faceva riflettere dialogando con gli allievi secondo una logica che lo portava a privilegiare il metodo induttivo rispetto a quello deduttivo.
La figura del professor Domenico Ruocco risalta chiara, nella sua complessità sotto il profilo di uomo e di studioso, dalla lettura di uno dei suoi ultimi scritti lasciatici a mo’ di testamento morale, la mia vita di Geografo. Si tratta di un volume autobiografico atipico in cui egli sa- pientemente intreccia la narrazione delle vicende personali e familiari con la grata memoria verso i suoi maestri, con continui riferimenti alla vita di colleghi, amici e collaboratori, con commossi ricordi dei luoghi che ha visitato e studiato e, soprattutto, con il costante richiamo alla sua terra natia, la Penisola Sorrentina, che rievoca con l’animo in- cantato di un bambino e che aleggia come un teatro im- materiale in tutte le vicende della sua vita: quella terra natia dove ora, precisamente a Massa Lubrense, riposa. Mentre chiudo questo breve profilo mi è stato comunicato anche il decesso della Sua gentile moglie, la signora Francesca, avvenuto a distanza di appena trenta giorni.
È una coincidenza dolorosa e imprevedibile, che però mi piace interpretare come la conclusione, forse provvidenziale, di una vicenda umana vissuta e conclusa nella solidarietà di un forte amore coniugale.