L’istituzione della filiera formativa tecnologica-professionale, it’s the end of the school as we know it?

 

di Paola Pepe

 

E’ del 18 settembre la notizia che è stato approvato in Consiglio dei Ministri lo schema di disegno di legge di istituzione della filiera formativa tecnologico-professionale. Il provvedimento permetterà di attivare percorsi sperimentali quadriennali di istruzione negli istituti di secondo grado con un’offerta formativa integrata tra istruzione e formazione professionale. Le Regioni e gli USR possono stipulare accordi di rete che prevedono la partecipazione degli Istituti Tecnici Superiori, delle Università e di altri soggetti pubblici e privati in funzione delle esigenze specifiche del territorio e queste reti verranno denominate campus. Gli studenti che terminano il percorso sperimentale potranno accedere agli ITS Academy in caso di adesione degli istituti alla filiera formativa Tecnologica Professionale e se il percorso formativo frequentato verrà validato attraverso un sistema basato sugli esiti della rilevazione INVALSI. Inoltre, nonostante il percorso sia quadriennale, potranno sostenere l’esame di Stato. L’intervento non risparmierà i quadri orari, infatti la sperimentazione prevede l’adeguamento e l’ampliamento dell’offerta formativa, con particolare riferimento alle discipline di base, con il criterio di essere funzionali alle esigenze specifiche dei territori, nei limiti della quota di flessibilità e nell’ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente. Ancora, fra le principali novità, ci sono la possibilità di stipulare contratti di prestazione d’opera per attività d’insegnamento con soggetti del mondo del lavoro e delle professioni e la certificazione delle competenze trasversali e tecniche.

Tutti questi cambiamenti, sono previsti tenendo conto delle risorse esistenti senza oneri a carico della finanza pubblica, anche se è previsto un investimento per il finanziamento di una struttura tecnica costituita da soggetti esperti con incarichi dirigenziali.

Adesso ci stiamo chiedendo cosa cambierà ancora per la geografia. La sottosegretaria Frassinetti ha assicurato al presidente Morri, che la geografia non sarà ridotta come è successo in passato per effetto delle riforme e inoltre Giovanni Russo, capo della segreteria della sottosegretaria all’istruzione, ha dichiarato che c’è grande volontà da parte del ministero di potenziare lo studio della geografia,  nel corso dell’incontro in Senato del 12 settembre, durante la presentazione del rapporto della Società Geografica Italiana, Viaggio nella scuola d’Italia che vede contributi di studiosi di AIIG ed SGI.

Intanto in assenza di indicazioni sulla consistenza delle discipline nella nuova sperimentazione riportiamo le parole di Graziamaria Pistorino (CGIL) che, in un’intervista del 19 settembre ad Orizzonte Scuola, ha affermato che “non è ancora nota la distribuzione delle ore delle materie nei nuovi quadri orari, perché questa è demandata al ruolo dei campus e alle convenzioni che saranno realizzate sul territorio”. I docenti specializzati in geografia possono attualmente accedere all’insegnamento solo negli istituti tecnici e professionali, non è affatto chiaro il futuro che si profila nell’attuale situazione. Ci conforta che il sindacato ANIEF abbia preso posizione sulla questione chiedendo di non trascurare l’insegnamento della geografia e di ripristinarla al triennio della scuola secondaria di secondo grado.