di Paola Pepe
In questi giorni si avvia un nuovo anno scolastico, facciamo gli auguri a tutti i nostri soci insegnanti, ma le notizie di cronaca più rilevanti riguardano la pandemia, la triste vicenda dell’Afghanistan, l’altrettanto triste condizione di Patrick Zaki, la transizione ecologica, il cambiamento climatico, l’uragano, gli incendi. La mia riflessione è: quello che accade nel mondo viene trattato sufficientemente a scuola? Sono domande e riflessioni che noi docenti di geografia facciamo sempre, perché la nostra disciplina permette agli studenti di leggere il mondo attuale. Ma più di dieci anni di riforme, hanno lasciato la scuola secondaria orfana di contenuti di geografia economica che viene trattata poco e sottovalutata. La consistenza oraria della geografia è molto limitata e ci sono indirizzi scolastici nei quali una cattedra è composta da diciotto classi prime. Nei licei è ancora limitata al biennio e associata alla storia come i pappagallini inseparabili, anche se nell’ambito della ricerca le due discipline sviluppano aree diverse del sapere . Sono concesse più ore negli istituti tecnici per il settore economico, anche se la riforma ha trasformato la missione del corso di geografia economica da materia d’indirizzo al triennio a disciplina di base che fa i conti con mancanza di prerequisiti. L’Aiig non smetterà mai di far notare che la penalizzazione della disciplina ha contribuito ad impoverire l’istruzione pubblica sia nell’ambito delle conoscenze che in quello delle competenze ed è sprecato il bagaglio di esperienza didattica dei docenti di geografia. In cambio il ministero inserisce nell’educazione civica pillole di geografia economica come l’Agenda 2030 e lo sviluppo sostenibile e lo fa a caro prezzo investendo a tappeto sulla formazione degli insegnanti.
Invece ancora continuiamo a ricevere dai nostri soci richieste di aiuto per l’assegnazione della disciplina sulla quale si scatena da dieci anni la fantasia dei dirigenti, alcuni dei quali applicano interpretazioni variopinte. Ancora nel presente anno scolastico ci sono istituti professionali che non hanno la classe di concorso A21 in organico, quindi non hanno inserito la geografia o hanno proposto con disinvoltura di chiamarla geostoria mix degno di una gara di cuochi ma non proprio adatto a garantire un apprendimento consapevole. Evidentemente non conoscono il DM 33 12/06/2020. Negli istituti tecnici, invece, la normativa per l’assegnazione delle discipline alle classi di concorso risale al 2017, eppure sono diffusi ovunque casi di scuole che abusano della possibilità di attribuire la geografia ai docenti A50 piuttosto che ai docenti A21. Nel frattempo le cose sono molto cambiate, dal 2016 la classe di concorso A50 è denominata “Scienze naturali, chimiche e biologiche” e i docenti abilitati non hanno in programma la geografia nel loro percorso di formazione. Il ministero lo ha chiarito inserendo per i docenti di scienze A50 la possibilità di insegnare geografia solo come completamento cattedra di titolarità e “ad esaurimento” cioè solo per coloro che hanno la vecchia formazione, quella della ex classe di concorso A060. Sono ancora diffusi invece casi di docenti A50 ai quali vengono attribuite arbitrariamente cattedre e supplenze della disciplina geografia. Queste attribuzioni non sono solo penalizzanti per i docenti di geografia A21, ma risultano anche imbarazzanti per i docenti di scienze.
Continuate, come state già facendo, a segnalarci questi casi, segnalateli anche alle scuole se possibile. In tanti casi si trovano accordi anche ad inizio anno. La normativa continua a non essere rispettata, ed è necessaria ancora un’azione di sensibilizzazione sui dirigenti che continueremo a fare con il vostro aiuto.