COME SI SPIEGA LA FORMA DELLE DOLOMITI?
Concludiamo il nostro viaggio in giro per il mondo con una domanda sulle Dolomiti e la loro storia. Questa domanda risale alla III annata della rivista, pubblicata negli anni 1957-1958. Non c’è una risposta univoca a questa domanda, infatti sono stati tanti gli autori della risposta: Castiglioni, Pecora, Rossi, Nangeroni, Accordi, Merla.
Oggi, a distanza di tanti anni, abbiamo provato anche noi a rispondere a questa domanda e lo abbiamo fatto insieme a Fondazione Dolomiti UNESCO e a Riccardo Tomasoni, geologo del MUSE (Museo delle Scienze di Trento) e componente della Rete del Patrimonio Geologico della Fondazione Dolomiti UNESCO.
Scopri di più sul progetto “Giro del Mondo in 8 domande”
Riccardo Tomasoni è un geologo, lavora presso il MUSE e il Museo delle Dolomiti di Predazzo. Da oltre vent’anni si occupa dello studio delle rocce, conducendo attività di ricerca in Italia e all’estero. Oggi – insieme al supporto di contenuti multimediali fornitici dalla Fondazione Dolomiti Unesco – ci racconterà delle Dolomiti, che definisce “tra le montagne più belle del mondo”.
L’aspetto che vediamo oggi della catena delle Dolomiti è il risultato di processi e fenomeni geologici che sono avvenuti nel corso di più di 300 milioni di anni. Si trovano a nord-est delle Alpi e si presentano come un “arcipelago di monti”.
Per spiegare come queste montagne si sono formate e come sono giunte alla loro attuale forma, bisogna considerare diversi aspetti, tra cui fattori litologici, fattori strutturali e morfogenetici.
Insieme a questi elementi, vanno considerati anche i diversi fenomeni che interessano le Dolomiti, come il carsismo e i ghiaioni.
Dal 2009 le Dolomiti sono state dichiarate Patrimonio dell’Umanità UNESCO, per il loro ricco patrimonio geologico, litologico, paesaggistico.
Attraverso l’intervista che abbiamo realizzato, anche noi vogliamo omaggiare questo nostro patrimonio e raccontarne la storia. Speriamo possa piacervi, e vi auguriamo buona visione!
Ringraziamo ancora la Fondazione Dolomiti Unesco e Riccardo Tomasoni per questa preziosa collaborazione.