MEMORIE DI PAESAGGI

di Antonio Danese

24 gennaio 2020 – AIIG sezione Sud Orientale

Percorsi emozionali siciliani di un geografo svizzero

Giornate di studio organizzate dall’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia

Ente Qualificato Miur alla formazione ai sensi della Direttiva 170/2016

 

Il 24 gennaio 2020 presso l’Aula Magna dell’Istituto Statale d’Istruzione Superiore E. Fermi – F. Eredia ha avuto luogo la prima delle due giornate di studi in memoria del prof. Simon Burren dal titolo “Memorie di paesaggi. Percorsi emozionali siciliani di un geografo svizzero”. Le giornate sono state organizzate dalla sezione Sicilia Sud Orientale dell’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia (AIIG), presieduta dal Prof. Antonio Danese. L’AIIG, fondata nel 1954, ha sede presso “La Sapienza” di Roma, è presente sul territorio nazionale con oltre 3.000 soci, ripartiti in 20 sezioni regionali e 42 sezioni provinciali ed è riconosciuta dal Miur in qualità di Ente di formazione per i docenti di ogni ordine e grado, ai sensi della Direttiva 170/2016.

Dopo il benvenuto della Dirigente Scolastica dell’Istituto Fermi-Eredia Prof.ssa Maria Giuseppa Lo Bianco ed i saluti introduttivi del Presidente AIIG Sicilia Prof. Claudio Gambino dell’Università Kore di Enna e del Prof. Antonio Danese all’uditorio, composto da insegnanti e da numerosi studenti, il convegno è entrato nel vivo con l’avvicendarsi di cinque relazioni. Fil rouge tematico è stato quello della geografia della percezione e del paesaggio emozionale, trattato secondo differenti prospettive disciplinari, in un’atmosfera pregna di emozione.

La prima sessione, coordinata dal Prof. Antonio Danese, prevedeva tre relazioni.

La prima, “Da Stromboli all’Etna, un amore eterno”, a cura del dott. Sandro Privitera dell’Università di Catania, vulcanologo e guida ambientale escursionistica, ha fornito un’introduzione geologica sui tre sistemi vulcanici siciliani (Arco insulare eoliano, Monte Etna, sistema vulcanico del Canale di Sicilia), soffermandosi soprattutto sul valore geosimbolico di Vulcano e dello Stromboli, nelle Eolie, e sull’Etna. Tra gli incontri ed i racconti, il ricordo di Simon, più volte accarezzato nel corso di questa relazione, ha permesso agli astanti di iniziare a familiarizzare con questa figura di appassionato vulcanologo, esploratore, guida escursionistica ed amico, persona “teutonica” che ha scelto la Sicilia come casa.

La seconda relazione, a cura del dott. Salvatore Cammisuli dell’Università di Catania, dottorando in Scienze per il patrimonio culturale, si è incentrata su “I paesaggi etnei nei resoconti di Tommaso Fazello”. L’approccio disciplinare del latinista è funzionale alla comprensione delle descrizioni paesaggistiche ed emozionali redatte dal topografo e storiografo del XVI secolo. Il 27 luglio 1541 Fazello effettuò un’escursione sull’Etna partendo da Catania. Sulla vetta del vulcano provò la stessa emozione che proverebbe l’escursionista moderno di fronte ad un’alba tersa che apre alla vista vastissimi spazi da una costa all’altra, e lo stesso horror (la paura che fa drizzare i capelli) di fronte al profondo respiro del cratere e al fiume di magma. L’importanza della descrizione fazelliana getta luce sulle trasformazioni che il paesaggio etneo potrebbe aver subito nel corso del tempo e delle eruzioni che presumibilmente hanno ricoperto i tufi ad alta quota di cui egli scrisse.

La terza relazione, a cura del prof. Gaetano Sabato, assegnista di ricerca in geografia presso il Disum della Università di Catania, presentava il titolo “Il mare color del Vino: paesaggi e socialità nel racconto di Sciascia”. Il relatore ha proposto un approccio geografico e semiotico, aperto a visioni epistemologiche diverse del racconto citato. L’ambientazione è in treno, durante un viaggio da Roma a Canicattì. Il treno è un mezzo di grande interesse storico-geografico, in quanto foriero di un cambiamento importante della visione del mondo a partire dall’Ottocento, ma anche un luogo di socialità, uno spazio attraversabile e che attraversa, che si muove creando percezioni del mondo contemporaneamente a due velocità. Il paesaggio diviene oggetto di consumo, velocemente fruibile grazie alla vista. Le composizioni e scomposizioni di spazio e tempo che Sciascia opera recano ad una sostituzione dell’unità di spazio all’unità di tempo: il racconto, è scandito dalle soste alle stazioni. L’Epifania del “mare color del vino” è la prima manifestazione del mare di Sicilia dalla stazione di Taormina, epiteto omerico fatto pronunciare da Sciascia al bambino, in una dimensione d’attraversamento di soglia, in cui reminiscenza culturale, esperienza quotidiana legata alla pesca e ai momenti d’aurora e crepuscolo si fondono in una corrispondenza tra linguaggio letterario e ricostruzione del paesaggio. L’attività didattica dell’analisi di un racconto e la ricostruzione del paesaggio attraverso di esso è stata proposta dal relatore come attività utile alla comprensione del retroterra culturale dell’autore.

La seconda sessione, coordinata dal Prof. Massimo Costanzo, Vice Presidente AIIG Catania, docente IIS Fermi-Eredia è iniziata con il breve ma significativo il saluto del Prof. Cusimano, ordinario di Geografia presso l’Università di Palermo, il quale ha proposto una riflessione sulla inevitabilità della soggettività di rappresentazione di un paesaggio. L’immagine dello spazio siciliano è frutto di costruzione stratificata e non condivisa. L’invito rivolto ai geografi è quello di non rimanere prigionieri delle soggettività rappresentative, ma di unirsi in una visione condivisa per prendersi cura dell’habitat – inteso come luogo in cui abitare – da conservare o modificare consapevolmente, aprendosi al dialogo con architetti ed urbanisti.

Il primo intervento della seconda sessione, a cura del Prof. Salvatore Cannizzaro dell’Università di Catania, Coordinatore del Gruppo di Ricerca nazionale A.Ge.I. sugli “Ecomusei” è stato dedicato al tema “Etna: I paesaggi del mito”. Alcune riflessioni in risonanza con le relazioni precedenti hanno aperto l’intervento: una forte attrattività l’Etna ha esercitato sui viaggiatori del Grand Tour, tra i quali il nobile austriaco W. Von Riedesel, allievo del Wienkelmann; la differenza dimensionale del rapporto tra uomo e natura; in un mondo in cui la lentezza del viaggio è considerata un limite, apprendere la lettura di una carta geografica o scegliere un viaggio in treno può aiutare a decifrare un mondo complesso e seguire il lento mutare del paesaggio; la trasversalità della geografia, sintesi di molteplici discipline.

Trattando di soggettività di rappresentazione del paesaggio, il Prof. Cannizzaro ha introdotto la tematica principale della sua trattazione: l’Etna è mito di Sicilia, in quanto evento naturale potente, in cui l’uomo identificava una divinità. Lo studio del proliferare di miti locali traccia una geografia del mito. Le descrizioni letterarie antiche della Sicilia sono ambivalenti: luogo ameno o luogo infernale: l’Etna è stata considerata bocca dell’inferno, residenza di Vulcano, prigione di Tifeo o di Encelado (secondo la descrizione del libro III dell’Eneide), luogo del mito di Demetra e Proserpina/Cerere, in cui le torce con cui la madre cercava nella notte la figlia rapita dal dio degli inferi erano associate ai bagliori della lava. Ma la “Star” dei miti legati all’Etna è Polifemo: mentre scaglia i faraglioni contro le navi di Odisseo o mentre ostacola l’amore di Aci e Galatea. La traccia di questo mito rimase nei toponimi, nelle iconografie artistiche e negli stemmi. Miti noti e meno conosciuti (come quello del pastorello Mascali e della ninfa Rosemarine, dei fratelli Pii, di re Artù, di Empedocle e di Lucifero), arricchiscono luoghi e trattazioni scientifiche con racconti ricchi di fantasia.

Ma è stato il terzo intervento quello più emozionante, offerto dalla compagna di Simon Burren, prof.ssa Rosaria Maltese, dirigente scolastica e dal figlio Giulio Dipietro. Con delicatezza e affetto, ricorrendo a ricordi privati, e alla proiezione di fotografie che illustravano il racconto dipanato, entrambi hanno tracciato un ritratto professionale, umano ed affettivo di Simon esploratore, geografo e geologo, guida ed insegnante, guida ambientale e naturalistica, raccontando aneddoti, abitudini e tradizioni ideate da lui, come la scelta di muoversi in bicicletta, onorare la bellezza di un tramonto, offrire la Sicilyone (una versione “modicana” del Toblerone svizzero). Una amica d’infanzia di Simon, che ha dedicato la sua vita all’arte nella città di Berlino, ha realizzato una scultura in zucchero a lui dedicata: si tratta di quattro lettere: “A WAY”. La scelta ben precisa di “un modo” di vivere, pur sapendo di dover andare “AWAY”.

Ai racconti hanno partecipato gli amici presenti, condividendo aneddoti privati, emozioni ed una commozione palpabile, percepita anche da chi Simon Burren non l’ha mai conosciuto.

La giornata si è conclusa con la premiazione degli studenti dell’Istituto Fermi-Eredia vincitori del concorso “FOTOGRAFO TURISTICO”. La fotografia vincitrice mostra una via di Catania valorizzata da un’istallazione artistica di ombrelli colorati, un’immagine inedita, che punta sulla creatività, sulla poesia, per ideare un angolo di bellezza.

La seconda giornata di studio si sabato 25 gennaio è stata dedicata ad un’escursione sull’Etna sui luoghi frequentati dal collega scomparso, ovvero ai Monti Rossi in territorio di Nicolosi. Lasciate le auto presso il parcheggio a 823 m s.l.m., un saluto di benvenuto è stato porto ai venti partecipanti dal Presidente AIIG Sicilia Prof. Claudio Gambino e dal Presidente AIIG Sicilia Sud Orientale Prof. Antonio Danese. La guida è quindi passata al Dott. Sandro Privitera dell’Università di Catania che in qualità di vulcanologo e guida ambientale escursionistica ha condotto il gruppo in visita ai Monti Rossi, a Nord-Ovest del comune di Nicolosi, le cui sommità si trovano a quota 946 m s.l.m.. Con grande competenza e con l’ausilio di cartografia, il Dott. Privitera ha illustrato l’orogenesi dei due coni piroclastici, da cui originò uno sciame sismico ed un’eruzione definita “mostruosa” e spaventosa che dall’8 marzo all’11 luglio 1669, in 122 giorni, distrusse Nicolosi insieme con decine di insediamenti, giungendo a ricoprire la sezione Ovest della città di Catania, con un campo lavico di 15 km ed una quantità di lava emessa stimata intorno ai 950 milioni di metri cubi. In quanto fluido binghamiano, il magma avanza solo se vi è una spinta data dall’emissione di altro magma dal cratere. Durante quest’eruzione che modificò profondamente il paesaggio e l’originaria linea di costa del litorale catanese, si assistette ai primi tentativi di deviazione del flusso lavico messi in atto nei pressi di Paternò e presso il monastero dei Benedettini di Catania. Ancor oggi lungo il crinale dei crateri dei Monti Rossi, ormai ricoperti da essenze locali (roverella, leccio, corbezzolo, pino marittimo, ecc.), è possibile rinvenire piccoli cristalli neri prodotti da quella spaventosa eruzione. Si è quindi ricordato con un momento di raccoglimento il caro collega Simon Burren.

Durante i saluti finali al gruppo, il presidente AIIG Sicilia ha assicurato che il procedimento per l’intitolazione della sezione AIIG Sicilia Sud Orientale al Prof. Simon Burren è in corso e l’attuazione della proposta sempre più vicina.