I ministri dell’istruzione e la geografia

di Paola Pepe

Undici anni, per qualcuno sono un attimo e per altri un’eternità, sono la differenza che passa tra le immagini del disastro della Deepwater Horizon e la crescente paura del global change anche se, tutti gli eventi osservati dopo un anno e mezzo di pandemia, prendono forme inaspettate. Undici anni di scuola italiana hanno sofferto di un vero e proprio disorientamento nato dalla marginalizzazione della geografia.

2010: Non c’è spazio per la geografia

Nel 2010 l’Italia decideva di attuare risparmi sul complesso sistema scolastico e coinvolta in tagli corposi spariva la geografia dagli istituti professionali e  dai  tecnici nautici e si riduceva negli istituti tecnici per il settore economico. Il ministro di allora, Mariastella Gelmini, non contemplò il dialogo con la componente docente portando avanti l’idea di una scuola da sacrificare per realizzare risparmi (il tutto descritto dalla parola riforma). Si cercò di risparmiare anche rendendo atipici i brandelli rimasti di geografia per cui ai docenti specialisti restò ben poco. Il ministro successivo, Francesco Profumo, si mostrò più accogliente, mostrando disponibilità a studiare alcune correzioni sui successivi provvedimenti.

2014: La geografia riprende un pò di spazio, ma aggiuntivo e condiviso.

Fu il ministro Maria Chiara Carrozza che nel breve mandato fece qualcosa di concreto per gli insegnanti di geografia decimati, portando la disciplina in tutti i bienni della secondaria di secondo grado. In questo modo la disciplina cominciò a farsi strada al biennio, con “un’ora aggiuntiva” e atipica migliorando la sua condizione da estinta a mortificata. Dall’inizio del 2014 fu ministro dell’istruzione Stefania Giannini, da ricordare per la legge 107, costituita da un solo articolo e 212 commi. Prima di portare avanti la legge promossa come nuova riforma, per dare un segno di discontinuità con il passato realizzò una piattaforma social aperta al pubblico, per raccogliere le opinioni dei cittadini e degli addetti ai lavori. In realtà la maggior parte dei commenti erano inglobati in categorie ben precise che riguardavano gli ambiti da modificare. Nella piattaforma ci fu spazio per una categoria di suggerimenti brevi denominata “ALTRE PROPOSTE”: fu qui che la proposta sintetica di reintrodurre la geografia economica fatta dall’AIIG diventò la più popolare e commentata fra le settecento presenti. mentre in altra area specifica c’erano le proposte delle associazioni fra le quali quella dell’AIIG.

2016: il ministero toglie l’atipicità…

2017 anzi no

Fu forse per questo primato che il ministro acconsentì a un breve incontro con una delegazione guidata dai presidenti delle associazioni geografiche (i professori Sergio Conti, Gino De Vecchis, Franco Farinelli) che ebbero la possibilità di illustrare i problemi. Si imboccò la strada del dialogo, senza immediate soluzioni. Tuttavia all’inizio del 2016 nel dPR 19/2016 (riforma delle classi di concorso) da tempo in lavorazione, si tenne conto di quelle istanze. Furono cambiati i titoli d’accesso in modo da assegnare le cattedre a docenti più specializzati e fu abolita l’atipicità nella scuola secondaria di secondo grado. Nessuno si è accorto finora dell’abolizione dell’atipicità perché un provvedimento provvisorio la ripescò subito parzialmente e perché poco dopo, sotto la guida del ministro Valeria Fedeli, fu emanato il D.M. n. 259 del 9 maggio 2017 che riportò per decreto ministeriale una forma di atipicità limitata ad alcuni casi. Durante il mandato del ministro Fedeli fu anche completata la riforma degli istituti professionali, D.L. 61/2017 che contempla la presenza organica della geografia al biennio, sia al primo che al secondo anno (non più ora aggiuntiva). Purtroppo il quantitativo di ore di geografia è pensato in alternativa alla storia, quindi insieme al vantaggio numerico in ore viene introdotto un elemento di incertezza. Dal 2017/2018 in pratica la classe A21 diventa caso/studio complesso per la teoria dei giochi: il numero di ore negli istituti professionali ogni anno è soggetto all’incertezza della decisione del collegio docenti in competizione con docenti di storia. La costituzione delle cattedre nei tecnici non ha certezza perché soggetta a competizione con docenti di scienze. Negli anni successivi, abbiamo constatato come le due incertezze sommate abbiano creato caos e distribuito delusioni.

2018: La geografia è importante e inserita al biennio negli istituti professionali

2019: Gli obiettivi dell’Agenda 2030 sono importanti

Il ministro Marco Bussetti lavorò poco più di un anno ed ebbe il tempo di manifestare pubblicamente interesse per la geografia. Gli successe il ministro Lorenzo Fioramonti che indirizzò  il suo interesse primario alla questione ambientale e allo studio dello sviluppo sostenibile. Non sappiamo come avrebbe speso i tre miliardi che non ottenne per investimenti sulla scuola e che ne causarono le dimissioni, in compenso lasciò nelle linee guida per l’educazione civica firmate dal ministro successivo, Lucia Azzolina, lo studio dello sviluppo sostenibile e dell’Agenda 2030, tipici nodi tematici della geografia. Dopo Azzolina il cui operato fu ampiamente condizionato dalla pandemia arriviamo al tempo presente del ministro Bianchi che ha recentemente concesso all’AIIG di essere presente con un video al convegno nazionale del 2021.

2021: E’ tempo di RIgenerazione scuola

Nelle sue parole di stima per l’associazione non dimentica di citare il tema attuale della rigenerazione, che è un obiettivo prioritario del ministero attraverso il piano Rigenerazione Scuola seguito in particolare dalla senatrice Barbara Floridia sottosegretaria all’istruzione che due volte ha incontrato una delegazione dell’AIIG.

E nel 2022? Poco alla volta i docenti di geografia si riprenderanno i loro spazi.