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TRASPORTARE, SPOSTARSI, MUOVERSI - Aiig

TRASPORTARE, SPOSTARSI, MUOVERSI

 

“TRASPORTARE, SPOSTARSI, MUOVERSI”
di Germana Chiusano

Trasportare: trans-portare, portare al di là.
L’azione del trasporto prevede sempre due luoghi, idealmente due sponde: una partenza e un arrivo.
Ma si può parlare anche di spostare e spostarsi, farsi trasportare, trasferire, cambiare di posto, muovere o muoversi; in senso metaforico “oltrepassare i limiti” o anche “trasporto” in senso figurato. Ognuna di queste parole indica un modo diverso di trasferire qualcosa o se stessi in un altro luogo, spinti da necessità precise. Non esiste un solo modo di trasportare, farsi trasportare, portare o spostare, ma infiniti modi in cui questo può realizzarsi. In questa piccola sessione fotografica si è cercato di esplorare visivamente come questo verbo di moto si declini in molteplici contesti culturali di alcuni paesi del Sud del mondo.

Nella letteratura scientifica si fa spesso riferimento ai cosiddetti “sistemi di trasporto dell’economia mondiale” a cui si collegano inevitabilmente concetti come: “incremento della domanda di trasporto o di mobilità, sviluppo dei servizi ed espansione delle infrastrutture, economia dei trasporti e riduzione dei costi, competitività e qualità, innovazione e modernizzazione”, e così via. Nell’economia globalizzata si centra l’attenzione sui trasporti sia in termini quantitativi, sia, cosa ancor più importante, in termini di un’accresciuta rapidità di spostamento all’interno di reti sempre più fitte di traffico.

Esiste però, in particolare in molti dei paesi del Sud del mondo, un altro complesso sistema connotato da un carattere più informale e creativo, o semplicemente senza regole visibili, dove non è così fondamentale l’innovazione tecnologica o la rapidità, quanto “arrivare a destinazione”. Come in qualunque contesto geografico si trasporta, ci si sposta o muove: per lavoro o per andare a scuola, per passare informazioni o servizi, per raggiungere un luogo o una persona, per comprare o per vendere, per incontrare o per pregare… apparentemente senza struttura, regole o precisi criteri.
Il trasporto diventa così un iter un po’ confuso e quasi casuale che prevede una combinazione di azioni e persone che, spostandosi, trasferendo o portando, disegnano sul territorio fittissime direttrici invisibili in cui sono rintracciabili itinerari – spesso inestricabili – di merci, persone e idee.

Trasportando, spostandosi, trasferendo si muovono idee, oggetti, percezioni. Quello che è interessante è che il trasporto, o spostamento, presume una condizione antecedente ed una seguente, qualcosa/qualcuno che parte e qualcosa/qualcuno che arriva, ma cosa succede durante il tragitto? “Come” avviene quello spostamento e a quali condizioni? In bici, a piedi, in mini-bus, in cammello o con una carretta…ammassati, comodi, sospesi …. gratis o in cambio di… in capitali affollate o in solitari deserti…

E allora si trovano: mercati di frutta galleggianti, donne-massaie che trasportano sul capo qualunque mercanzia, polli vivi costretti in bici e dromedari in camion, camion che diventano bus, “schiene passeggino”…fino ad arrivare ad “essere trasportati trasportando”, non secondo la visione moderna di un trasporto globale, ma attraverso piedi ben ancorati alla terra.

 

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