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LA SFIDA DELL'ANIMAL GEOGRAPHY - Aiig

LA SFIDA DELL’ANIMAL GEOGRAPHY

LA SFIDA DELL’ANIMAL GEOGRAPHY
di Serena Nascimben

Negli anni sessanta la Cultural Animal Geography aveva posto l’accento sull’importanza dei fenomeni di domesticazione degli animali cui è legato il popolamento dei territori da parte dell’uomo. In seguito gli animali diverranno, per alcuni geografi, gli oggetti privilegiati di un’analisi in grado di mantenere alto il livello critico dell’osservazione sull’uomo ed il suo agire spaziale. Oramai lontana dalla Zoogeografia dei primi del Novecento (interessata alla collocazione delle specie sul Globo e derivante dal concepire la geografia come scienza naturale) l’Animal Geography riconoscerà alla figura dell’animale una particolare rilevanza al fine di cogliere relazioni fondamentali di una geografia concepita prevalentemente come scienza sociale; all’interno di quest’area di studio i lavori di geografi (Tuan, Watts, Davies, Whatmore, Philo, Wilbert, Blanc, Emel, Wolch…) provenienti da impostazioni teoriche assai varie e non necessariamente definibili postmoderne. Un legame, quello tra geografia e animali, generalmente sottovalutato per quanto: Ratzel considerasse la geografia come una derivazione della biogeografia, tra le cui branche era anche la zoogeografia, Ritter ritenesse la Terra un grande, autonomo individuo planetario e l’inscindibilità dello studio geografico da quello relativo all’ambiente fosse chiara a già Vidal. Il riconoscimento di tale complessità di relazioni favorirà verosimilmente lo studio interdisciplinare. Ma sarebbe riduttivo che la geografia si limitasse a veicolare contenuti scientifico-naturalistici nell’ambito delle scienze sociali, quanto che la si relegasse a fornire interpretazioni verosimili dell’agire umano nei confronti delle altre specie, come purtroppo riscontrabile nei lavori di molti geografi che si occupano oggi di animali (es. N. Blanc). Sociologia dell’ambiente e storia della scienza potrebbero allora risultare illuminanti per un’impostazione corretta del tema. L’a-animale emerge come soggetto agente (oltre che come parte debole nei rapporti di potere con l’uomo) il cui valore travalica le possibili funzioni di indicatore di benessere o salubrità. Focalizzarsi sull’animale significa allora mettere in discussione la prospettiva con la quale la geografia si rapporta al territorio, aprirsi a nuove opportunità di indagine, grazie allo spiegamento di un pensiero a più scale e alla disponibilità a considerare l’altrui punto di vista. Significa passare da una geografia antropocentrata ad una quantomeno ecocentrata e sicuramente antispecista. La galleria rimanda ai segni tangibili della presenza dell’idea dell’animale nell’immaginario umano, agli spazi e alle strutture fisiche che sottolineano convivenze talora problematiche tra le specie. Serena Nascimben ha conseguito le Lauree in Scienze Geografiche e Specialistica in Geografia e Processi Territoriali presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Bologna. Si occupa specificatamente dei temi proposti dalla galleria.

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