Il Consiglio dei Ministri, dopo aver valutato gli atti della Commissione antimafia, ha sciolto ieri per infiltrazioni mafiose il Consiglio comunale di Rivarolo (Torino). Rapporti tra politica locale e ‘ndrangheta. Sempre vicino a Torino, pochi giorni fa era stato sciolto per lo stesso motivo il Consiglio comunale di Leinì. Tempo fa lo scioglimento era toccato a Bardonecchia. Infiltrazioni mafiose in Piemonte, dunque. Ci sono indagini in corso su Chivasso.

Due anni fa, nello scrivere il manuale “Il pianeta che verrà”, ho deciso (con la coautrice) di inserire un’informazione che non mi risulta compaia in altri manuali: definendo i punti di debolezza di ogni Regione italiana, abbiamo specificato le situazioni nelle quali la criminalità organizzata è più diffusa e quelle dove esiste, segnalato dalle fonti ufficiali, il forte rischio di infiltrazioni mafiose. Così, ad esempio, tra i punti di debolezza dell’Emilia-Romagna e della Lombardia si trova anche il “rischio di infiltrazione della criminalità organizzata”. Bisognerà aggiornare lo “status” del Piemonte.

Di fronte allo sviluppo del problema, devo porvi una domanda: si deve parlare di questi temi a scuola nell’ora di geografia? Io penso di si. Se parliamo del territorio italiano, questo è un tema che riguarda il controllo del territorio, la sicurezza, la cittadinanza e la convivenza civile, l’economia (infiltrazione mafiosa vuol soprattutto dire affari), l’ambiente (pensate ai danni delle ecomafie), il paesaggio (si pensi ai rifiuti o alla speculazione edilizia), la cultura.

Ricorre in questi giorni il ventennale della strage di Capaci, dove morirono il giudice Falcone, sua moglie e tre agenti della scorta. Ricordare è importante e doveroso. Ma per educare alla cittadinanza non basta la memoria: bisogna far percepire che la criminalità organizzata può toccare tutti, non riguarda solo i giudici o i militari. E che si è diffusa o può diffondersi in tutta l’Italia. In qualsiasi comune possono esserci il racket, lo spaccio, gli appalti truccati, i legami tra politica e affari, lo scambio di voti.

Se vogliamo una geografia che educhi al territorio, che sviluppi la capacità di interpretare criticamente, dobbiamo innanzitutto sviluppare una geografia non omertosa rispetto ai problemi e alle criticità. C’è purtroppo, nella scuola italiana, una tradizione di geografia distaccata, elencativa, oppure limitata agli aspetti positivi: siano le attività economiche più sviluppate o i migliori paesaggi. Ma se vogliamo sviluppare la geografia come educazione alla cittadinanza, e io credo che tutta la geografia possa essere una base per l’educazione alla cittadinanza, dobbiamo insegnare ai nuovi cittadini a riconoscere, anche nel proprio territorio, le forme e i pericoli dell’illegalità. Forse, andando a votare, tra qualche anno se ne ricorderanno. Forse, sapendo chi e perché organizza i traffici di droga o di esseri umani, domani troveranno queste cose meno affascinanti.

Una geografia della contemporaneità, non può sottrarsi al dovere di essere testimone. L’omertà è il primo modo con cui si diventa collusi con l’illegalità. Ma può fare di più, può dare strumenti per comprendere, per valutare, per agire. E imparare di avere temi, metodi approcci davvero importanti per sviluppare le competenze della cittadinanza.

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