La FLC CGIL contesta il vincolo delle 66 ore di geografia

di Paola Pepe

Leggo con una certa apprensione che la FLC CGIL contesta il Miur per aver vincolato la presenza di 66 ore di geografia A21 nel primo biennio degli istituti professionali. La contestazione del sindacato è basata sul fatto che, inserendo le due ore di geografia nell’asse storico sociale, si crea minore disponibilità per i docenti di italiano e storia A12 (che sono comunque presenti nei quadri orari in tutti e cinque gli anni).

Sono preoccupata perché non mi risulta che ci siano state simili prese di posizione in favore dei docenti di geografia quando per effetto del d.P.R. n. 87/2010, negli istituti professionali sparirono di colpo undici insegnamenti geografici, con conseguenze pesantissime sul destino dei docenti di geografia ed effetti tuttora presenti.

L’asse storico sociale del biennio degli istituti professionali è a ragione costituito da un equilibrio di discipline (storia, geografia, diritto ed economia) ciascuna delle quali contribuisce al raggiungimento dei risultati di apprendimento. La geografia è fondamentale perché si presta al conseguimento di diverse delle competenze previste dal DL 61/2017, una delle quali è pienamente configurata come geografica: riconoscere gli aspetti geografici, ecologici, territoriali, dell’ambiente naturale ed  antropico, le connessioni con le strutture demografiche, economiche, sociali, culturali e le trasformazioni intervenute nel corso del tempo.

Il contributo dei docenti A21, specialisti di geografia, è determinante per l’apporto didattico e non può essere contestato per ragioni sindacali, sulla base della piccola consistenza numerica della classe di concorso, almeno non in un Paese che si dice attento all’istruzione dei suoi cittadini.